Adesso mentre ogni giorno stiamo costruendo il nostro monastero “in Monte”, e mi riferisco soprattutto al monastero interiore che ogni cristiano deve costruire per arrivare alla patria celeste, vorrei iniziare una serie di riflessioni del nostro santo Patrono, San Benedetto.
Racconta il suo biografo san Gregorio Magno che i genitori di san Benedetto “pensarono di farlo studiare e lo mandarono a Roma dove era più facile attendere agli studi letterari. Lo attendeva però una grande delusione: non vi trovò altro, purtroppo, che giovani sbandati, rovinati per le strade del vizio”. Quando San Gregorio Magno scrisse la vita di San Benedetto lo fece per un motivo ben chiaro. L’Europa era in una fase di grande cambiamento con guerre quotidiane, invasioni e corruzione morale sia fuori sia dentro la chiesa stessa. Tutto questo per non parlare dei terremoti che lui ha visto e di cui parla in un famoso sermone che noi leggiamo sempre al termine dell’anno liturgico. In questo contesto di grande confusione voleva far capire alla gente cristiana che i santi, e San Benedetto in particolare, sorgono non in tempi di pace ma di confusione. Quando racconta per esempio del sacerdote diocesano Fiorenzo, che per invidia del Santo ha cercato di tentare i suoi monaci mandando donne quasi nude nel chiostro per tentarli, ma nonostante questo il monastero continuò a prosperare, confessava in qualche modo lo scandalo che erano abituati a vedere nelle loro paese, ma allo stesso tempo ne ha tolta la scusa. Un sacerdote cattivo, geloso non è una giustificazione per non credere e, quindi, fare quello che si vuole. Ha voluto però insegnare loro che nella vita cristiana ci sono alcuni elementi ‘fisiologici’ essenziali senza i quali invece di vivere in buona salute s’incorre in patologie varie. Il silentium, cioè vincere il bisogno di essere sempre presenti ad ogni costo senza porre attenzione al contenuto della nostra parola che prima di essere pronunciata dovrebbe essere a lungo meditata, la stabilitas che, diremmo noi oggi, ci radica nella creazione rendendoci liberi dalla frenesia di essere sempre in un posto diverso da quello che Dio ha pensato per noi. Anche il mondo che allora girava intorno e dentro la chiesa era pieno di eresie (come l’Arianesimo) e corruzione (come il prete Fiorenzo). Nonostante le nostre mancanze personali e comunitarie in questi ultimi due anni stiamo apprezzando sempre di più il nostro patrono. Tra le righe della sua vita, leggendola con trasparenza e fiducia, si riesce a cogliere un invito ad una Fede più profonda, e questo è un messaggio valido per la sua epoca come per la nostra. In Christo, Priore Benedetto Nivakoff, O.S.B. |
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November 2024
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