Gli operai versano cemento per il rinforzo delle fondamenta nel basamento dell'antica chiesa in pietra del monastero.
Gli operai iniziano i lavori di consolidamento delle cappelle laterali del XVI secolo nella chiesa in pietra dei Cappuccini che diventerà la chiesa permanente del monastero benedettino.
Operai mentre stendono lo strato finale di stucco tra le pietre del muro di sostegno sul lato del monte.
Cari amici e parenti,
il Vangelo tradizionale per la festa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria ci propone la nota scena di Marta e Maria che ricevono Cristo nella loro casa. Marta viene rimproverata delicatamente perché è troppo impegnata e vuole che sua sorella Maria la aiuti. Maria è lodata perché ha ricercato l'Unum Necessarium: sedersi ai piedi di Cristo e ascoltare le Sue parole con venerazione e timore reverenziale. Questo Vangelo presenta una poetica analogia della Vergine. Il premio che "non sarà tolto" da questa Maria è un simbolo dell'Assunta, quando la Vergine fu portata anima e corpo in cielo. Proprio come Maria, sorella di Marta, si occupa di Cristo ai suoi piedi, così fa anche Maria madre di Dio nel giorno della Croce mentre osserva il suo unico Figlio dolorosamente crocifisso per i peccati del mondo... Cliqqua qui per continuare a leggere il notizario del monastero. Operai al lavoro per completare un altro segmento del muro di contenimento sul lato della montagna. Il piccolo arco nella foto è in costruzione per ospitare una statua della Madonna.
Operai scavano, nel cantiere del nuovo monastero in Monte, per consolidare le fondamenta della chiesa del XVI secolo.
il 12 giugno il monastero ha celebrato i 20 anni dalla sua fondazione canonica, avvenuta nel 1999. Per l’occasione di questo anniversario, mi è parso giusto aggiungere un motto allo stemma del monastero: Nova Facio Omnia, ("Faccio nuova ogni cosa"). E’ un versetto tratto dal libro dell'Apocalisse e descrive la Nuova Gerusalemme in tutto il suo splendore. Credo che queste parole da un lato colgano lo spirito dei nostri primi vent’anni e dall’altro forniscano un principio orientativo per il futuro. La ricerca di ciò che è nuovo emerge dal profondo desiderio nel cuore umano di Vita Nuova, non toccata dal peccato originale.
La novità e la giovinezza vanno insieme, portando gioia all'anima che deve ancora sperimentare alcune delle più difficili realtà della vita. La Chiesa stessa ci chiama a rinnovare sempre quella giovinezza, iniziando la Messa con un ricordo di come Dio benedica la giovinezza con gioia, Ad Deum qui laetificat juventutem meam (“A Dio che rende lieta la mia giovinezza”). Il peccato ci rende vecchi, portandoci via l’innocenza e la gioia. Uno dei primi principi di Padre Cassiano per il nuovo monastero è stato la Restaurazione dell'Uomo attraverso l'Adorazione di Dio. Stabilitasi a Norcia, presso la casa natale di San Benedetto, la comunità ha costantemente ricordato che il Nuovo può prosperare solo mettendo radici nel Vecchio. Giovinezza e novità, quindi, hanno molto a che fare con la Verità. Come diceva giustamente Papa Benedetto XVI: "Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso." La Verità non invecchia mai poiché la Verità è Cristo stesso. È sempre fresca, nuova e innocente, senza peccato come Egli era senza peccato. Siamo noi che perdiamo il cuore, perdiamo la fede soprattutto in questi ultimi anni in cui guardiamo non a Cristo ma all'uomo per i segnali di Primavera. L'uomo senza Cristo, tuttavia, non può mai portare il Nuovo. Le cose nuove prodotte dagli uomini invecchiano ancor prima che l'inchiostro si sia asciugato. Nova Facio Omnia manterrà questa percezione presente nelle nostre menti. San Benedetto sapeva bene che il cambiamento esteriore di disciplina o di luogo, non porta mai in sé nuova vita. Per questo motivo egli ha dato in dono ai suoi monaci il voto di stabilità. Anche quando sembra che tutte le circostanze esterne siano contro di lui, il monaco deve restare e crescere nella Fede. Questo perché i desideri frenetici di cambiamento, il muoversi, l’"adattarsi ai tempi", sono espressioni di un desiderio di essere responsabili delle proprie vite. Tale volontà teme di sottomettersi nella fede a Dio e di accettare l'atemporalità dei Suoi Comandamenti. Dio, però, è davvero colui che comanda. Egli è l’Unico che può veramente portare la novità e la rinascita che cerchiamo. Dio è, davvero, il soggetto in Nova Facio Omnia. Tenendo presente questo motto, sono lieto di condividere con voi la nostra ultima newsletter. All'interno troverete Don Agostino raccontare del suo prossimo passo verso il sacerdozio, i progressi nel nostro progetto di ricostruzione del monastero e un'intervista a Padre Cassiano che narra la storia della fondazione del monastero 20 anni fa. Il nostro lavoro qui dipende dalle vostre preghiere e dal vostro sostegno materiale. Speriamo che il nostro lavoro per costruire un nuovo monastero a gloria di Dio possa essere un segno che Egli può ancora essere trovato, se cercato, e sostenga anche tutti voi nelle vostre fatiche quotidiane. In Cristo, Priore Benedetto Nivakoff, O.S.B. Auguriamo a voi e a tutti i vostri cari una santissima settimana di Pasqua.
La nostra ultima newsletter cartacea è stata appena mandata alle stampe, e in essa abbiamo allegato alcune foto del Triduo pasquale nel monastero, i dettagli sui nostri nuovi cuccioli guardiani e i nostri progressi nell’apprendimento della lingua monastica dei segni per mantenere il silenzio all’interno della clausura. Ma, poiché vogliamo condividere con voi tutte queste cose positive in questo periodo di festa, abbiamo allegato a questa mail una copia digitale della newsletter. Potete visualizzarla cliccando qui. Quelli tra voi che hanno seguito regolarmente gli sviluppi in Monte ricorderanno il nome di Tertulliano; non il primo scrittore latino cristiano ma la tartaruga del monastero che si aggira liberamente per il nostro chiostro. Nascosta sottoterra in letargo, come è sua abitudine nei mesi invernali, ad un certo punto temevamo di averla persa perché quest’anno è stata “assente” per un periodo insolitamente lungo. Invece, poco tempo fa, è emersa dalla tana e ora, con grande gioia dei monaci, trotterella nuovamente (a passo di tartaruga). La solennità pasquale quest’anno ci porta faccia a faccia con il mistero della morte, della nuova vita e dell’atto sacrificale di Cristo che le unisce insieme. Prima con le notizie dell’incendio di Notre Dame a Parigi e poi con il dramma delle centinaia di cristiani morti e feriti nello Sri Lanka, noi ci uniamo in preghiera ai piedi della Croce insieme a tutti coloro che soffrono a causa di queste tragedie e preghiamo affinché la luce della Risurrezione giunga attraverso le tenebre del peccato e della morte. Che Dio vi benedica e vi ricompensi per le vostre preghiere ed il vostro aiuto mentre noi, rinnovati dalla luce del mistero pasquale, continuiamo a lavorare per portare nuova vita a Norcia attraverso la ricostruzione del nostro monastero. Priore Benedetto Nivakoff, O.S.B. La costruzione è iniziata nel nuovo Monastero, in uno dei luoghi più improbabili: la lavanderia! Sebbene lavare i nostri abiti e le nostre lenzuola nel Monastero è importante, abbiamo iniziato qui i lavori per un motivo che ha quasi 500 anni. Quando il Monastero cappuccino fu eretto per la prima volta, la lavanderia fu costruita in un muro di contenimento che inoltre canalizzava la fresca acqua montana nel Monastero. Noi stiamo provando a ricostruire il Monastero il più fedelmente possibile all’antico progetto e questo, a maggior ragione, significa che stiamo costruendo la lavanderia in congiunzione con il muro di contenimento.
La lavanderia, in senso lato, rappresenta un tema adatto per iniziare questo rinnovamento dato che durante la Quaresima noi cristiani dovremmo provare ‘in modo particolare’ a lavare, non solo i nostri vestiti, ma in primo luogo le nostre anime, spesso logore e fiacche a causa delle negligenze che commettiamo durante l’anno. La vita cristiana, sia coniugale che monastica dovrebbe essere una continua Quaresima come insegna san Benedetto, ma anche san Francesco, perchè noi cresciamo deboli e con poca volontà e abbiamo bisogno di almeno una stagione all’anno dedicata alla penitenza. Non limitiamoci ad esser inorriditi dal continuo fiume di cattive notizie riguardo gli scandali nella Chiesa, approfittiamo di questo tempo per fare penitenza dei nostri stessi peccati e pregare per coloro che scandalizzano i fedeli erodendo i fondamenti della Fede. Con l’arrivo della Primavera osserviamo la speranza di una nuova vita nella natura e per noi stessi. Un Monastero, come afferma il nostro santo Patrono, dovrebbe possedere tutto il necessario al suo interno in modo tale che i Monaci non debbano uscire da esso inutilmente. Per questo stiamo iniziando ad allargare la nostra fattoria; aumentando il pollaio, acquistando qualche capra che ci aiuterà a ripulire il sottobosco della foresta che abbiamo ereditato dai frati cappuccini che ci hanno preceduto, e una mucca per il latte fresco. Eppure anche se noi facciamo progetti per una nuova vita e per lo sviluppo, dobbiamo anche progettare in vista della morte. Negli scorsi due mesi, tre monaci hanno perso un genitore. La vicinanza di queste morti è stata tuttavia un preveggente monito a ricordare quotidianamente l’unica certezza della morte, come la regola insegna. Tutto questo travagliato presente, il caos e la confusione nel mondo e nella Chiesa passerà e noi dobbiamo essere pronti per il giudizio da parte di Dio che non interesserà solo gli altri, ma ciascuno di noi in prima persona. A questo fine preghiamo per coloro che sono già tornati a Dio e per tutti i familiari, amici e benefattori che a ciascuno il Signore conceda prosperità. In Cristo, Priore Benedetto Nivakoff, O.S.B. L’Avvento porta alla Chiesa e al monastero il senso di un nuovo inizio. Nella vita interiore vediamo che, nonostante i progressi, spesso commettiamo gli stessi errori e il nostro impegno spirituale altro non è che un ritorno continuo sula nostra fragilità. E quindi, con la grazia di Dio, abbiamo bisogno di occasioni per ricominciare. La Confessione sacramentale è una di quelle occasioni, ma anche il nuovo anno liturgico che si apre è uno dei momenti più propizi perché ci ricorda la profezia dell’arrivo di Cristo.
La sua nascita, la sua vita, la sua Croce e la sua Risurrezione, in questo momento dell’anno in cui il nostro emisfero occidentale è immerso nell’inverno quando tutto è sepolto e quasi spento, ci ricorda che Cristo viene sì nella grotta di Betlemme, ma viene soprattutto, inevitabilmente per ciscuno di noi, nel momento della morte. Il buio che ricopre in questo momento il cuore degli uomini dentro e fuori la Chiesa trova, paradossalmente, una luce in questa realtà a cui nessuno puiò sfuggire: Cristo viene, e viene senz’altro nel momento della nostra morte; Egli verrà a giudicarci. Ascoltiamo le parole con le quali l’antica liturgia ha illuminato le menti degli uomini per centinaia di anni: “Ad te levávi ánimam meam : Deus meus, dóceas nos terréna despícere et amáre cæléstia” (Signore ho alzato lo sguardo a te, insegnaci a prendere le distanze dalle realtà terrene e a ad alzare la testa a quelle celesti). Anticamente in molte parti d’Europa il nuovo anno aveva inizio il 25 marzo, nel ricordo dell’Incarnazione; molto si è perduto, è rimasto questo periodo di Avvento per ritornare alla fonte della nostra fede. Che l’augurio possa essere: Da nobis, quǽsumus, Dómine : unigéniti Fílii tui recensíta nativitáte respiráre ; cuius cælésti mystério páscimur et potámur. (Ti preghiamo, Signore, dacci un po’ di respiro mentre meditiamo sulla nascita del tuo Figlio Unigénito: il cui celeste mistero ci nutre e ci disseta). Cari amici, il Natale del Signore è alle porte, ancora una volta, non dimentichiamo di renderne gloria a Dio! Buon Natale, Dom Benedetto Nivakoff, O.S.B. |
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May 2024
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